Alla presentazione della ricerca “Giocare da grandi” di SWG con il supporto di Brightstar, il presidente del Sindacato Totoricevitori Sportivi richiama all’urgenza di norme coerenti e alla necessità di riconoscere quanto fatto finora
Roma, 16 luglio 2025 – Alla presentazione dell’aggiornamento della ricerca “Giocare da grandi”, condotta da SWG con il supporto di Brightstar, è intervenuto anche Emilio Zamparelli, presidente di STS-Fit, portando un punto di vista deciso e diretto sullo stato della regolazione del gioco legale in Italia. Il suo intervento ha ruotato attorno a due concetti centrali: la necessità di una cornice normativa chiara e il riconoscimento dei progressi compiuti negli ultimi quindici anni sul fronte della tutela del giocatore.
Zamparelli ha esordito con un interrogativo provocatorio, chiedendosi come sia ancora possibile immaginare una protezione reale del giocatore in assenza di norme chiare e di un quadro di legalità ben definito. Secondo il presidente di STS-Fit, il giocatore può essere tutelato solo se gioca all’interno del circuito legale, dove può essere tracciato, intercettato e accompagnato. Diversamente, chi si muove ai margini o fuori dal perimetro regolato resta invisibile, non raggiungibile da campagne di prevenzione o da strumenti di monitoraggio.
A questo ha aggiunto un secondo punto, critico ma anche costruttivo: la tutela del giocatore non è una novità né un terreno inesplorato. Spesso, ha osservato, se ne parla come se nulla fosse mai stato fatto, quando invece – a partire dal 2009 – ogni legge di bilancio o provvedimento sul gioco ha previsto misure specifiche per la responsabilità sociale, la prevenzione e la protezione dei soggetti a rischio. Non solo il legislatore, ma anche il settore – ha detto Zamparelli – ha lavorato a fondo per introdurre codici di condotta, campagne informative e azioni volontarie, portate avanti da concessionari e reti fisiche.
Nel ricordare come il gioco sia profondamente cambiato, il presidente di STS-Fit ha tracciato una netta differenza tra il giocatore “di prima” – visibile nei punti vendita, riconoscibile dagli esercenti, parte di una comunità – e il giocatore digitale, sempre più “invisibile”, che può giocare da solo, in casa, senza che nessuno se ne accorga. Questa trasformazione, ha sottolineato, impone nuove sfide e rende ancora più urgente mantenere il gioco in ambiti tracciabili e regolati, dove siano possibili interventi tempestivi.
Zamparelli ha anche invitato a non confondere i piani e a non cadere nella trappola dell’assimilazione automatica tra gioco e patologia. Ha riconosciuto che la ludopatia è un tema serio, ma ha criticato con fermezza chi tende ad associare ogni forma di gioco alla malattia, o chi sovrappone – in un “minestrone” di termini – concetti diversi come il gioco d’azzardo, il gioco a premio e il gioco simbolico. Ha difeso la definizione tradizionale di gioco d’azzardo come attività in cui si mette in palio qualcosa per ottenere una possibile ricompensa, sottolineando che parlarne con approssimazione rischia solo di alimentare sfiducia e danni per l’intero comparto legale.
Ha concluso il suo intervento con un appello alla coerenza e alla responsabilità: serve un riordino del settore fondato su norme certe, serve riconoscere ciò che è stato costruito in termini di tutela, e serve soprattutto una narrazione onesta, capace di distinguere il gioco regolato dalla patologia, senza scivolare nella demonizzazione. “Non facciamo confusione – ha detto – perché solo così possiamo continuare a fare davvero il bene del giocatore e del settore”.
16/07/2025, Da Jamma